DAL PASSO DEI DUE SANTI AL PASSO CENTO CROCI, PASSANDO PER IL MONTE GOTTERO

TAPPA 2

In questa tappa troviamo la Foce dei Tre Confini, punto di congiunzione tra Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e il magnifico Monte Gottero.

LUNGHEZZA
TAPPA
0 km
DISLIVELLO TOTALE IN SALITA
0 m
DISLIVELLO TOTALE IN DISCESA
0 m
quota
di partenza
0 m
quota
di arrivo
0 m
difficoltà del percorso

“E” – Escursionistico

Dove ti trovi?

Sei all’inizio della seconda tappa, a un’altezza di 1392m

Il punto acqua più vicino è a

27m

Il rifugio/ostello più vicino è a

27m

alla fine della tappa mancano

25,4km

Vuoi scaricare la traccia GPX di questa tappa? Clicca sul pulsante e portala sempre con te.

CERCA IL QR CODE PER creare LA tua CREDENZIALE

Per fare in modo che a tutti coloro che percorrono questa via rimanga un ricordo nel tempo abbiamo creato una credenziale virtuale, un vero e proprio diario di tutte le tue tappe raggiunte. 

Su ogni bacheca e ogni punto cardine del cammino vedrai un QR code. Scansionali tutti e qualunque sia il tuo percorso potrai creare la  credenziale virtuale, con l’elenco di tutte le tappe.

Puoi registarti subito sul nostro sito ed essere pronto ad aggiungere tappe una volta che sarai sul percorso o registrarti durante la scansione del primo QR Code. 

Ti aspettiamo sui nostri sentieri, buon cammino

ti piacerebbe un diario di tutte le tappe?

Ciao! Grazie per aver scansionato il QR code e complimenti per aver intrapreso questo magnifico cammino!

Crediamo molto in questo progetto e vogliamo darti la possibilità di avere un ricordo di tutte le tappe percorse. 

Con la scansione di tutti i Qr code che incontri sul tuo cammino puoi facilmente costruirti una vera e propria credenziale virtuale. Registrati sul nostro sito e porta il ricordo di questa alta via sempre con te.

una foto ricordo?

Una vetta che non avresti mai scommesso di riuscire a scalare? Una tappa così lunga che neanche tu riesci a credere di aver percorso?

Carica la foto del tuo momento indimenticabile, la incorniceremo nella nostra “polaroid” e potrai tenerla come ricordo o condividerla sui tuoi social.

Ricorda di usare l’hashtag #altaviaconnessa 😉

Cosa aspetti? Carica subito la tua foto!

Passo DEI DUE SANTI

Un pò di storia

Il Passo dei Due Santi prende il nome dalla presenza di due immagini votive ottocentesche scolpite nel marmo apuano e inserite entro pregevoli nicchie in pietra. Rappresentano la Beata Vergine Maria e S. Antonio da Padova, due tra le figure sacre più venerate e diffuse in Appennino emiliano. Il marmo bianco, in passato materiale prezioso e difficile da far sopraggiungere in Emilia se non in groppa a muli dopo lunghi e pericolosi viaggi, ben si presta alla rappresentazione di immagini sacre. Dalla controriforma in avanti, infatti, si diffonde sempre più l’uso di valorizzare fontane, crocicchi, bordi di mulattiere e valichi appenninici con la costruzione di maestà, cioè piccoli piloni o edicole in pietra contenenti candide immagini mariane e di santi, tese a sottolineare la continua presenza divina nei luoghi di incontro umano. I “Due Santi” del Passo ben evidenziano tali aspetti e ad inizio ‘900 le immagini votive furono affiancate dalla costruzione della cappelletta di sobrie linee classiciste e in pietra squadrata. La costruzione di questo monumento fu resa possibile grazie alle offerte di molti devoti, abitanti delle vallate appenniniche vicine e in parte anche grazie agli emigranti. Alla solenne benedizione della cappella sopraggiunsero al Passo circa un migliaio di persone, che eressero in occasione della festa improvvisate baracche. L’antico nome del Passo era “Faggio Crociato”, in virtù della presenza al posto delle già citate immagini votive di un enorme faggio secolare che recava sul tronco una croce incisa. Simbolo religioso cristiano, la croce assume in Appennino valori simbolici di diverso tipo. Le antiche comunità si appropriavano di tale simbolo per inciderlo su architravi e stipiti di casa come segno benaugurale, oppure veniva utilizzato come segnale tangibile di confine tra proprietà o comunità diverse. Il settore montano attorno il Passo è stato per secoli al centro di lunghe ed estenuanti dispute di confine tra le comunità limitrofe, come nel caso della confinazione tra Borgotaro e Pontremoli imposta da Federico II nel 1226, risoltasi nel 1688 con un arbitrato della Repubblica di Venezia. Il grande faggio, ormai morente ai primi dell’800, venne per l’appunto sostituito dalle immagini dei “Due Santi” nel 1803 per opera di Pietro Rubini di Patigno e da allora anche il Passo montano cambiò il proprio nome con l’attuale.

Natura intorno a noi

Il monte Gottero è un importante ZSC (Zona Speciale di Conservazione) della rete europea di aree protette Natura 2000.
Moltissime specie rare di fauna e di flora trovano in queste estese foreste di faggio, nelle praterie sommitali, nei torrenti ricchi d’acqua, nelle torbiere e nei laghetti glaciali le condizioni ideali per vivivere e riprodursi. Il territorio, scarsamente popolato, è un magnete per le specie animali (cervi, lupi, acquile reali, picchio nero). Nelle torbiere che punteggiano i boschi è comune la pianta carnivora Drosera rotundifolia.

L'angolo della leggenda

In una fredda serata parigina un tale Corvi, originario di Trappogna, si rifugiò dal freddo bevendo vino in una piccola osteria della capitale francese. Poco dopo essere entrato, vide avvicinarsi al camino un povero e vecchio ex-soldato napoleonico ormai ridotto in miseria. Mosso da compassione, il Corvi offrì un bicchiere di vino al pover’uomo che, avendo saputo che lui era italiano e che era originario della vallata del Taro, cominciò a raccontare delle sue vecchie avventure con l’esercito.
Durante le manovre belliche era infatti passato anche in Val Taro e Val Magra ed era riuscito, con i suoi compagni, a racimolare un vero e proprio tesoro composto da monete e oggetti d’oro, frutto di tanti saccheggi. I preziosi oggetti furono nascosti in un ampio stivale, seppellito poi tra le radici di un grande faggio che si ergeva maestoso proprio vicino al Passo del Faggio Crociato. Per la precisione il faggio indicato era il settimo dalle fonti del Tarodine.
Il vecchio soldato era troppo vecchio e povero per intraprendere il lungo e costoso viaggio per andarlo a recuperare, ma il Corvi non si perse neppure una parola di quel racconto e dopo questo fatto se ne tornò a casa sua in Val Taro. Un giorno, di buon mattino, senza dire niente a nessuno, s’incamminò alla volta del Faggio Crociato munito di sacco e zappetta e si portò sotto le fronde del grande faggio indicato dal militare. Iniziando a scavare, si trovò nel giro di poco tempo tra le mani il grande stivale stracolmo d’oro.
Con il cuore in gola gonfio d’emozione, il Corvi tornò a casa fischiettando come se nulla fosse, comprando poi due poderi e vivendo il resto della vita nell’agiatezza. Solo dopo anni si decise di raccontare che quei soldi non furono guadagnati con il suo lavoro da emigrante, bensì frutto della generosità di un povero vecchio incontrato a Parigi, che ricambiò la sua gentilezza raccontandogli la storia del tesoro del Faggio Crociato.