DAL PASSO DEL BOCCO AL PASSO DEL CHIODO, PASSANDO PER IL MONTE PENNA

TAPPA 4

Un panoramico sentiero di crinale ci conduce su antichi passi che collegavano la costa ligure con la pianura padana. Passo dopo Passo arriviamo ai piedi del Monte Penna, cima venerata dai Liguri Veleiati.

LUNGHEZZA
TAPPA
0 km
DISLIVELLO TOTALE IN SALITA
0 m
DISLIVELLO TOTALE IN DISCESA
0 m
quota
di partenza
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quota
di arrivo
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difficoltà del percorso

“E” – Escursionistico

Dove ti trovi?

Sei all’inizio della quarta tappa, ad un’altezza di 956m

Il punto acqua più vicino è a

21m

Il rifugio/ostello più vicino è a

21m

alla fine della tappa mancano

12,5km

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Per fare in modo che a tutti coloro che percorrono questa via rimanga un ricordo nel tempo abbiamo creato una credenziale virtuale, un vero e proprio diario di tutte le tue tappe raggiunte. 

Su ogni bacheca e ogni punto cardine del cammino vedrai un QR code. Scansionali tutti e qualunque sia il tuo percorso potrai creare la  credenziale virtuale, con l’elenco di tutte le tappe.

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Ti aspettiamo sui nostri sentieri, buon cammino

ti piacerebbe un diario di tutte le tappe?

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Crediamo molto in questo progetto e vogliamo darti la possibilità di avere un ricordo di tutte le tappe percorse. 

Con la scansione di tutti i Qr code che incontri sul tuo cammino puoi facilmente costruirti una vera e propria credenziale virtuale. Registrati sul nostro sito e porta il ricordo di questa alta via sempre con te.

una foto ricordo?

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Passo del CHIODO

Un pò di storia

Il Passo del Chiodo è ormai prossimo al massiccio montuoso del Penna. Collocato su di una dorsale punteggiata da numerose selle, il Passo faceva parte probabilmente di un’antichissima via di percorrenza che giungeva sino al Bocco. Nella zona del Penna sono stati segnalati resti di vari ospitali che nel Medioevo dovevano offrire assistenza ai viandanti, come ad esempio al Passo dell’Incisa o al Tomarlo. Sono poche le notizie storiche circa questi insediamenti, ma è probabile che questa percorrenza possa essere di origine millenaria. Vicino al Penna furono inoltre ritrovati laterizi romani e, in prossimità della sua vetta, sono ancora visibili enigmatici gradini scavati nella roccia. Il monte è stato caratterizzato per secoli da un enorme e secolare faggeta sfruttata almeno dal ‘500 per la fabbricazione di remi, utili alle galere della Repubblica di Genova. Documenti del XIII secolo ricordano invece la selva del Penna come proprietà privata della potente famiglia dei Landi, mentre il pregiato legname del monte veniva tutelato e protetto da regole ben precise. Sin dai tempi più remoti l’utilizzo della legna era quindi ben normato, ma saltuariamente veniva permesso l’uso promiscuo dei suoli anche per il pascolo. Strabone ricorda come gli antichi liguri eccellessero nella fornitura di legname pregiato, atto a rifornire i cantieri navali. Un bilanciato sfruttamento delle risorse boschive si è avuto fino all’800 inoltrato, quando l’imprenditore Henry de Thierry avviò una proficua attività industriale chimica che prevedeva la distillazione del legno. La vetta del Penna secondo alcuni studiosi avrebbe potuto essere sede di un antico luogo di culto ligure e il toponimo, di antica origine, ricorderebbe per l’appunto una maestosa e alta vetta rocciosa appuntita che ancor oggi caratterizza il profilo morfologico dell’area.

Natura intorno a noi

Il Monte Penna è circondato da una estesa foresta demaniale, costituita da faggete e, sul versante ligure, da piantagioni di conifere con cui fu rimboschita la zona nel dopoguerra a seguito degli estesi tagli in periodo bellico.
È interessante osservare come, a partire dai primi anni del XXI secolo, si assista ad una diffusione spontanea dell’abete bianco Picea abies all’interno della faggeta, a ricostituire quella vegetazione naturale che venne via via distrutta con i tagli iniziati nel XIX secolo.
Sulle rocce del Monte Penna e nella conca della Nave possiamo trovare molte specie di fiori alpini, come Aconitum lamarckii, Aster alpinus, Arnica montana ed endemismi cone Aquilegia lucensis che punteggia di azzurro le cenge erbose tra le rupi.

L'angolo della leggenda

La leggenda della Fata Alcina

Il massiccio del Penna, attorniato da numerosi groppi ofiolitici, presenta alcune cavità e grotte naturali. Anche le vicine cime del Groppo e del Groppetto presentano cavità naturali in particolare, il monte Groppetto ha una caverna su cui aleggia una bella leggenda. Si narra, infatti, che nell’anfratto vi dimorasse una bella fata di nome Alcina. Amante della solitudine, la fata si siederebbe di notte all’ingresso della sua grotta per ammirare compiaciuta la luna e le stelle, mentre di giorno con la bella stagione passeggia per i boschi vicini raccogliendo erbe e fiori. Quando esce dalla grotta è invisibile agli uomini e si trasforma in uno spirito, ma solo gli sventurati che si avventurano nell’anfratto possono avere l’occasione di vederla. L’avvistamento è, però, cosa nefasta poiché ella appare infatti solo
per uccidere l’intruso facendogli precipitare addosso uno dei tanti massi che pendono dal soffitto del suo antro. Ne sarebbe prova la presenza di tanti macigni conficcati al suolo nel pavimento della cavità, che ancora oggi si possono vedere.